L'avanzata di Cartier è fermata da delle rapide (le rapide di Lachine). Gli Indiani gli spiegano a gesti che altre rapide seguono queste, ma che più lontano, un corso d'acqua del nord si getta nel fiume e porta all'oro e alle ricchezze del regno di Saguenay. Cartier abbandona le sue esplorazioni e lascia Hochelaga il giorno dopo.
Al suo ritorno a Stadaconé, Cartier trova i suoi uomini intenti a costruire un forte in un luogo denominato Santa Croce. Gli Indiani fingono la gioia di rivederlo, ma i rapporti si sono molto raffreddati. La temperatura fa ben presto lo stesso con l'arrivo dell'inverno. I Francesi scoprono per la prima volta i rigori dell'inverno del Québec. Tra la sorpresa generale, il gran fiume gela, bloccando anche le navi in una spessa coltre di ghiaccio. La neve raggiunge quattro piedi o più e, per colmo di sfortuna, un'epidemia di scorbuto si abbatte sui Francesi. Verso la metà di Febbraio, solo dieci dei 110 uomini di Cartier sono ancora in salute, e 25 sono morti. Interrogando Domagaya, Cartier riesce infine a scoprire il segreto del rimedio allo scorbuto: un infuso di annedda (cedro bianco). L'equipaggio è finalmente salvo. |
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