Il 26 Giugno, Cartier raggiunge le Isole della Maddalena e crede dapprima, a torto, di aver raggiunto il continente. La sera del 29 Giugno scorge una terra che gli sembra più attraente, si tratta dell'Isola del Principe Edoardo. In seguito, esplora una serie di baie nella speranza che una di esse sia un passaggio verso la Cina, ma esse si rivelano essere una serie di delusioni. Raggiunge la baia di Gaspé il 14 Luglio e vi rimane fino al 25, stabilendo importanti contatti con gli Irochesi della regione. Gli Indiani sono amichevoli e ben disposti e accettano con gioia di effettuare degli scambi con i Francesi. Una alleanza è conclusa, seguita da danze e da festeggiamenti. Il 24 Luglio, Cartier innalza una grande croce di legno di 30 piedi sulla cima della quale compaiono le armi di Francia, prendendo così possesso di questa terra nel nome del re di Francia. |
Secondo viaggio 1535-36
Cartier lascia di nuovo S.Malo il 19 Maggio 1535 e raggiunge il Golfo dopo una traversata di cinquanta giorni. Riprende le sue esplorazioni dove le aveva lasciate, seguendo la costa nord e piantando una croce a ovest di Natashquam. Il 13 Agosto, finalmente, Cartier si rende conto di avercela fatta. Davanti a lui si apre il passaggio che cercava. Le due guide indiane gli indicano l'imboccatura "del grande fiume di Hochelaga, che diventa più stretto e che porta in Canada". Risalendo il fiume, scorge a nord un fiume molto profondo e rapido. Le sue guide gli spiegano che è la strada verso il Saguenay, un regno al cui riguardo gli vengono raccontate delle storie meravigliose. Il 7 Settembre raggiunge l'arcipelago di Orléans, "lì dove cominciano le province e il territorio del Canada". E' là che li attende Donnacona, in un villaggio chiamato Stadaconé (oggi Québec). |
L'avanzata di Cartier è fermata da delle rapide (le rapide di Lachine). Gli Indiani gli spiegano a gesti che altre rapide seguono queste, ma che più lontano, un corso d'acqua del nord si getta nel fiume e porta all'oro e alle ricchezze del regno di Saguenay. Cartier abbandona le sue esplorazioni e lascia Hochelaga il giorno dopo. Al suo ritorno a Stadaconé, Cartier trova i suoi uomini intenti a costruire un forte in un luogo denominato Santa Croce. Gli Indiani fingono la gioia di rivederlo, ma i rapporti si sono molto raffreddati. La temperatura fa ben presto lo stesso con l'arrivo dell'inverno. I Francesi scoprono per la prima volta i rigori dell'inverno del Québec. Tra la sorpresa generale, il gran fiume gela, bloccando anche le navi in una spessa coltre di ghiaccio. La neve raggiunge quattro piedi o più e, per colmo di sfortuna, un'epidemia di scorbuto si abbatte sui Francesi. Verso la metà di Febbraio, solo dieci dei 110 uomini di Cartier sono ancora in salute, e 25 sono morti. Interrogando Domagaya, Cartier riesce infine a scoprire il segreto del rimedio allo scorbuto: un infuso di annedda (cedro bianco). L'equipaggio è finalmente salvo. |