Le navigateur malouin Les voyages de Jacques Cartier


I viaggi di Jacques Cartier


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Jacques Cartier, primo esploratore di cui si sappia che si sia avventurato nel fiume S.Lorenzo, è oggi noto per essere lo scopritore ufficiale del Québec. Il suo giornale di bordo fornisce preziose informazioni sul Québec precedente alla colonizzazione, sui suoi abitanti, i loro costumi, tradizioni, credenze e stile di vita. Le sue esplorazioni aprirono il Québec alla Francia.

Si sa molto poco sulla vita del navigatore di S.Malo prima del 1532. E' certo che dovette avventurarsi sui mari fin da giovanissimo, com'era la regola dei tempi. Secondo certi storici avrebbe perfino accompagnato Verrazzano al tempo delle sue spedizioni del 1524 e 1528, ma questa ipotesi è contestata da parecchi. E' tuttavia generalmente ammesso che Cartier fosse già venuto in America prima della sua spedizione del 1534. Infatti, il vescovo di S.Malo, Jean Le Veneur, assicura al re di Francia che Cartier è già stato in Brasile e a Terranova.

- Francesco I , re di Francia, sceglie dunque Cartier per questo nuovo viaggio verso il Nuovo Mondo. Suo compito è scoprire nuove terre dove si racconta abbondino l'oro ed i metalli preziosi. Suo secondo scopo è tentare di scoprire un passaggio navigabile verso la Cina.

Primo viaggio 1534

- Cartier lascia il porto di S.Malo il 20 Aprile 1534, al comando di due navi e 61 membri di equipaggio. Le condizioni climatiche sono eccellenti e porta a termine la traversata in soli venti giorni. I primi luoghi che visita a Terranova sono già noti e battezzati, si dirige perciò verso il Golfo del S.Lorenzo costeggiando la sponda ovest di Terranova. Le terre aride e sterili che vede gli ispirano il più grande disprezzo. Sono, secondo lui, "le terre che Dio diede a Caino". Il 12 o il 13 Giugno, scorge degli abitanti sull'isola, probabilmente dei Béothuks.

Il 26 Giugno, Cartier raggiunge le Isole della Maddalena e crede dapprima, a torto, di aver raggiunto il continente. La sera del 29 Giugno scorge una terra che gli sembra più attraente, si tratta dell'Isola del Principe Edoardo. In seguito, esplora una serie di baie nella speranza che una di esse sia un passaggio verso la Cina, ma esse si rivelano essere una serie di delusioni. Raggiunge la baia di Gaspé il 14 Luglio e vi rimane fino al 25, stabilendo importanti contatti con gli Irochesi della regione. Gli Indiani sono amichevoli e ben disposti e accettano con gioia di effettuare degli scambi con i Francesi. Una alleanza è conclusa, seguita da danze e da festeggiamenti. Il 24 Luglio, Cartier innalza una grande croce di legno di 30 piedi sulla cima della quale compaiono le armi di Francia, prendendo così possesso di questa terra nel nome del re di Francia. Une grande croix de bois...
Questa croce irrita il re Donnacona, che si avvicina al battello di Cartier con suo fratello e tre dei suoi figli. I Francesi costringono i visitatori a salire a bordo del battello, dove Cartier si affretta a rassicurarli. Ottiene il permesso di condurre due dei figli del capo con sé in Francia, promettendo di ricondurli in occasione della sua prossima visita. La decisione è seguita da soddisfazione generale, poi Cartier lascia la baia di Gaspé il 25 Luglio. Egli risale il Golfo e crede, a torto, che le 40 miglia che separano Gaspé da Anticosti non siano che un altro cul-de-sac senza sbocco e che l'isola di Anticosti sia una penisola. Senza saperlo, Cartier ha mancato l'entrata del fiume. Il tempo si guasta e Cartier decide di ripartire per la Francia il 15 Agosto.

Malgrado l'assenza di oro e di metalli preziosi, Cartier rimane ottimista sul fatto che un passaggio verso l'ovest esista da qualche parte in questo golfo. I due indiani, che incominciano ad imparare il francese, confermano le speranze di Cartier. Il re decide dunque di dare al navigatore l'opportunità di completare le sue esplorazioni. Egli riceve 3000 libbre, tre navi (la Grande Hermine, la Piccola Hermine e l'Emérillon) e un equipaggio di 110 uomini. I due figli di Donnacona, Domagaya e Taignoagny, sono della compagnia, come promesso.

Cartier sur le Mont Royal Secondo viaggio 1535-36

Cartier lascia di nuovo S.Malo il 19 Maggio 1535 e raggiunge il Golfo dopo una traversata di cinquanta giorni. Riprende le sue esplorazioni dove le aveva lasciate, seguendo la costa nord e piantando una croce a ovest di Natashquam. Il 13 Agosto, finalmente, Cartier si rende conto di avercela fatta. Davanti a lui si apre il passaggio che cercava. Le due guide indiane gli indicano l'imboccatura "del grande fiume di Hochelaga, che diventa più stretto e che porta in Canada".

Risalendo il fiume, scorge a nord un fiume molto profondo e rapido. Le sue guide gli spiegano che è la strada verso il Saguenay, un regno al cui riguardo gli vengono raccontate delle storie meravigliose. Il 7 Settembre raggiunge l'arcipelago di Orléans, "lì dove cominciano le province e il territorio del Canada". E' là che li attende Donnacona, in un villaggio chiamato Stadaconé (oggi Québec).


Malgrado l'accoglienza calorosa, i due figli di Donnacona cominciano ben presto a complottare contro i Francesi. Cartier desidera navigare fino a Hochelaga, ma Donnacona vi si oppone, desiderando avere il monopolio del commercio con la Francia. Egli tenta di dissuadere Cartier con doni e con una dimostrazione di magia. Cartier salpa ugualmente il 19 Settembre a bordo dell'Emérillon. Raggiunge Hochelaga (Montréal) il 2 Ottobre. Si tratta di un villaggio fortificato alla maniera irochese presso una montagna che Cartier chiama "Mont Royal". I Francesi vengono accolti calorosamente dagli abitanti, che sembrano prenderli per degli sciamani. Infatti, portano dei malati ai Francesi, perché li guariscano. Cartier legge loro alcuni versetti del Vangelo secondo S.Giovanni. Poi, senza perder tempo, continua la sua esplorazione del fiume.

L'avanzata di Cartier è fermata da delle rapide (le rapide di Lachine). Gli Indiani gli spiegano a gesti che altre rapide seguono queste, ma che più lontano, un corso d'acqua del nord si getta nel fiume e porta all'oro e alle ricchezze del regno di Saguenay. Cartier abbandona le sue esplorazioni e lascia Hochelaga il giorno dopo.

Al suo ritorno a Stadaconé, Cartier trova i suoi uomini intenti a costruire un forte in un luogo denominato Santa Croce. Gli Indiani fingono la gioia di rivederlo, ma i rapporti si sono molto raffreddati. La temperatura fa ben presto lo stesso con l'arrivo dell'inverno. I Francesi scoprono per la prima volta i rigori dell'inverno del Québec. Tra la sorpresa generale, il gran fiume gela, bloccando anche le navi in una spessa coltre di ghiaccio. La neve raggiunge quattro piedi o più e, per colmo di sfortuna, un'epidemia di scorbuto si abbatte sui Francesi. Verso la metà di Febbraio, solo dieci dei 110 uomini di Cartier sono ancora in salute, e 25 sono morti. Interrogando Domagaya, Cartier riesce infine a scoprire il segreto del rimedio allo scorbuto: un infuso di annedda (cedro bianco). L'equipaggio è finalmente salvo.
La croix de cartier


Una volta tornata la primavera, Cartier è pronto a ripartire per la Francia. Ma prima di salpare, vorrebbe proprio consolidare la posizione della Francia nella valle del S.Lorenzo. Ora, la pace tra i Francesi e gli Irochesi è minacciata dai complotti di Donnacona e dei suoi figli. Cartier viene a sapere che il capo ha un rivale, Agona, che aspira al potere. Decide dunque di catturare Donnacona ed i suoi figli e di riportarli in Francia con sé. E' quello che fa il 3 Maggio, promettendo agli altri membri della tribù di riportarli dopo 10 o 12 mesi. Cartier salpa il 6 Maggio, abbandonando la Piccola Hermine per mancanza di uomini. Porta con sé circa dieci Irochesi, inclusi quattro bambini che gli erano stati affidati l'autunno precedente. E' di ritorno a S.Malo il 16 Luglio 1536.

Questo secondo viaggio fu molto più fecondo di risultati del primo. Cartier adesso conosce molto meglio la regione ed i suoi abitanti e porta con sé alcuni pezzi d'oro e un vecchio capo indiano che non cessa di raccontare gli splendori e le meraviglie del regno di Saguenay. Per di più, è convinto che alla fine del grande fiume si trovi il famoso passaggio verso la Cina, tanto cercato.

Una guerra che oppone la Francia e Carlo V cancellò per qualche tempo ogni progetto di esplorazioni in America. Disgraziatamente, durante il loro soggiorno tutti gli Indiani portati dall'America morirono, tranne una bambina. Poi, una volta terminata la guerra, viene organizzata una terza spedizione. Cartier tuttavia non ne è il capo. Jean-François de La Rocque de Roberval è nominato comandante in capo. Cartier lascia S.Malo il 23 Maggio 1541 senza Roberval, che non è pronto. Comanda cinque navi e 1500 uomini esperti in diversi mestieri, nonché 50 uomini reclutati nelle prigioni. Ha per compito l'esplorazione del Canada, di Hochelaga, del regno di Saguenay e la costituzione di un avamposto francese in America.

Terzo viaggio 1541-42

Cartier è di ritorno a Stadaconé il 23 Agosto tra la gioia generale. Annuncia la morte di Donnacona ma racconta che gli altri Irochesi vivono in Francia come dei signori e che non desiderano tornare, cosa che gioca a favore di Agona. Tuttavia, i rapporti amichevoli non sembrano durare a lungo. I Francesi abbandonano la località di Santa Croce per un'altra, più sicura, all'imboccatura del fiume Cap-Rouge. Il nuovo insediamento viene battezzato Charlesborough- Royal. I cedri bianchi vi abbondano, il che è importante per sopravvivere all'inverno. In più, vi si trovano delle piccole pietre che si crede siano diamanti (da cui il nome di Cap aux Diamants) e così pure delle "foglie di oro fino". Cartier affida due ragazzini al suo amico il capo Achelacy perché insegni loro la lingua irochese.

Nessuno sa cosa sia successo durante l'inverno, il rendiconto è bruscamente interrotto. Si sa che c'è stata una nuova epidemia di scorbuto e sembrerebbe che gli Irochesi abbiano tenuto il piccolo insediamento in perenne stato di assedio, uccidendo più di 35 Francesi. Cartier abbandona i luoghi nel Giugno 1542.

Nel porto di Saint-Jean a Terranova incontra Roberval, che gli ordina di seguirlo nella valle del S.Lorenzo. Credendo di avere a bordo una buona quantità di oro e di diamanti e non volendo far fronte di nuovo agli Indiani, Cartier disobbedisce e fugge verso la Francia in piena notte. Roberval si trova così privato di manodopera e di uomini di esperienza. Di ritorno in Francia, l'oro e i diamanti si rivelano essere falsi. Questo episodio, volto in derisione, diede origine all'espressione "falso come diamanti del Canada".

Cartier comparì davanti ad un tribunale speciale nel 1544 e vinse la causa. Terminò la vita a S.Malo, in Bretagna, dove morì nel 1557. Suo nipote, Jacques Noe"l, che aveva partecipato al secondo e al terzo viaggio, tentò di ottenere il permesso di proseguire le esplorazioni in America, ma senza successo. Bisognerà attendere Samuel de Champlain perché sia fatto un nuovo tentativo di colonizzazione nella valle del S.Lorenzo.

Jacques Cartier ha meritato un posto nel Pantheon dei grandi esploratori europei. Egli fu il primo a descrivere le coste e le popolazioni del golfo del S.Lorenzo ed è lo scopritore del grande fiume che sarà così importante nella creazione di un impero francese che, al suo apogeo, occuperà i tre quarti del continente nord-americano.
Ti-bateau


La Nuova Francia

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